(CR) Pianeta Migranti. I corridoi umanitari salvano i naufraghi.

2022-10-16 02:17:22 By : Ms. Mavis Tang

(CR) Pianeta Migranti. I corridoi umanitari in risposta alla politica che non salva i naufraghi.

Da una parte i porti chiusi e la criminalizzazione dei soccorsi e della solidarietà, dall’altra i canali legali e sicuri d’ ingresso.

I giorni scorsi, 27 richiedenti asilo originari di paesi in guerre decennali come Siria, Iraq, Congo, Sudan e Camerun sono arrivati in Italia.

Vengono dai campi profughi delle isole greche, grazie a un protocollo d’intesa tra la Comunità di Sant’Egidio e il Ministero dell’Interno che consente di emigrare  in modo legale e sicuro, persone vulnerabili, a nuclei familiari numerosi e minori non accompagnati.

Complessivamente, con il sistema dei corridoi umanitari, realizzati grazie a una rete di accoglienza diffusa, sono giunti in Europa 5.100 rifugiati, di cui 4400 in Italia, ai quali si aggiungono oltre 1.800 cittadini ucraini, accolti dalla Comunità di Sant’Egidio in diversi Paesi europei. Tutto ciò grazie a progetti totalmente autofinanziati e la generosità non solo di associazioni, congregazioni religiose e parrocchie ma anche di cittadini che hanno offerto le loro case e il loro impegno gratuito e volontario.

E’ decisamente un altro modo di migrare!

Accanto a questa iniziativa della società civile c’è la lunga storia della politica che non vuole soccorrere: una storia di regressione umana, civile e legale.

Il nostro governo era partito bene nel 2004 con la missione militare ‘Mare nostrum’ che ha messo in salvo 101 mila persone. Un ‘operazione ritenuta però troppo costosa e sostituita nel 2014 dalla missione europea Triton che aveva lo scopo non di soccorrere ma di presidiare le frontiere.

Nel 2015 Triton è stata sostituita dall’operazione Sophia, con l’obiettivo di contrastare i trafficanti di esseri umani e, nel 2016, ha avuto  anche il compito di formare la guardia costiera libica per impegnarla poi a fermare le partenze in mare.

Nel 2017 il governo Gentiloni con Marco Minniti, ha stipulato il Memorandum con la Libia (soldi, addestramento e attrezzature) affinchè la guardia costiera libica fosse in grado di fermare i barconi e riportare in Libia (nei lager) i migranti.

Sempre nel 2017, durante l’incontro dei ministri degli interni UE a Tallin, l’Italia proponeva un codice di condotta per limitare l’intervento delle ong dei soccorsi in mare; un codice approvato dai ministri presenti, nonostante la legislazione internazionale dichiari legittimo e doveroso il soccorso in mare.

Il codice di condotta ha aperto la strada a una campagna di ostracismo contro le ong e di criminalizzazione del loro operato anche per via giudiziaria, così che prestare soccorso in mare è diventato un reato. Come conseguenza, il numero delle ong in mare diminuì notevolmente e nel 2018, solo 3 restavano attive nel Mediterraneo centrale.

Nel 2018 Salvini, ministro dell’interno, varava due decreti su ‘sicurezza e migrazione’ per la difesa dei confini nazionali ma in violazione della Convenzione di Amburgo (1979) sui salvataggi in mare e della Convenzione di Ginevra (1951).

Il secondo governo Conte non operò diversamente dalla logica dei porti chiusi e dei blocchi navali.

La ministra Lamorgese, con decreto ministeriale del 7 aprile 2020, dichiarava i porti italiani ‘non sicuri’ per via del Covid 19 e inaugurava le navi quarantena, in pratica una forma di segregazione.

Il governo Draghi si è posto in continuità con le linee precedenti.

Ora non ci resta che aspettare le decisioni del prossimo governo di destra che in campagna elettorale parlava di blocco navale per fermare i migranti.

In tutti questi anni, i movimenti di società civile italiana ed europea hanno chiesto più volte all’Europa di rispondere alle omissioni di soccorso. Hanno ribadito che i naufragi non sono tragedie, ma crimini contro l’umanità. Hanno ricordato che la tutela dei diritti umani non può essere arbitraria e che lasciar morire le persone alle proprie frontiere è eticamente insostenibile per una società democratica, aperta e fraterna.

Ma soprattutto coi corridoi umanitari hanno dimostrato che un altro modo di emigrare è possibile.

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