Colleferro. Riceviamo e pubblichiamo dalla prof.ssa Gisa Messina. «Pensieri al tempo del Coronavirus…» - Cronache Cittadine

2021-12-28 07:28:59 By : Ms. Amy You

COLLEFERRO – Riceviamo e pubblichiamo un testo della “nostra” prof.ssa Gisa Messina – insegnante di Lettere presso l’Istituto Comprensivo “Margherita Hack” – Scuola secondaria di primo grado “Leonardo da Vinci” – scritto in questi giorni di… “domicilio coatto”.

In questi giorni, in cui il corso normale delle cose sembra essersi smarrito, a causa della terribile pandemia, la mia voglia di scrivere si desta all’improvviso e mi sovvien il Coro dell’atto terzo (Dagli atrii muscosi, dai fori cadenti) dell’“Adelchi” dell’attualissimo Alessandro Manzoni, in cui il vero protagonista del coro, evocato, è il popolo italiano.

È una delle pagine più grandi del nostro Risorgimento. Il Manzoni esorta il popolo italiano a confidare in se stesso, a sollevarsi e ad affrontare con coraggio e convinzione la Storia, per cambiare in meglio il corso degli avvenimenti, che allora ci vedevano sotto il giogo straniero.

Con commozione, ho riletto il coro manzoniano: serve da monito a quanti in maniera incosciente, irresponsabile e sconsiderata, mettono a repentaglio la salute degli altri: ancora non hanno ben chiaro il periodo buio in cui siamo precipitati, dalla notte al giorno e che sicuramente ognuno di noi è chiamato a fare la propria parte con maturità e consapevolezza.

Siamo chiamati ancora una volta a un lavoro coatto e duro. Ancora una volta come Popolo e come singoli cittadini. Stiamo vivendo giornate come sospesi, ciascuno dentro la propria “bolla” a respirare un’ aria che a un tratto sa solo di preoccupazione e incertezza.

Di colpo la nostra “sicura” quotidianità”, (fatta di piccoli gesti, di momenti, frammenti, routine reiterata, ma così tanto invocata in questi giorni!!!) è stata letteralmente stravolta. Ci siamo dovuti fermare, abbiamo arrestato ogni cosa e tutte le cose. Ci sono stati momenti di panico, di speranze che si sono rincorse frammiste a delusioni cocenti, quando abbiamo visto che le cose si stavano mettendo male, anzi malissimo.

Siamo stati attaccati. E non ne eravamo preparati.

Attaccati alle spalle, da un terribile nemico, un virus. Allora abbiamo cominciato ad ascoltare infiniti Tg a tutte le ore, bramosi di scoprire qualcosa su questo nemico perfido ed esageratamente ostile; abbiamo appreso che i coronavirus (cov) sono un’ampia famiglia di virus respiratori che possono causare malattie da lievi a moderate, dal comune raffreddore a sindromi respiratorie come la sindrome respiratoria mediorientale (mers, middle east respiratory syndrome) e la  sindrome respiratoria acuta grave. Abbiamo saputo che i coronavirus sono stati identificati a metà degli anni ’60 e sono noti per infettare l’uomo e alcuni animali (inclusi uccelli e mammiferi), che le cellule bersaglio primarie sono quelle epiteliali del tratto respiratorio e gastrointestinale. Abbiamo appreso che questo nuovo coronavirus è un nuovo ceppo di coronavirus che non è stato precedentemente mai identificato nell’uomo. In particolare quello denominato sars-cov-2 (precedentemente 2019-ncov), non è mai stato identificato prima di essere segnalato a Wuhan, in Cina, a dicembre 2019.

Allora abbiamo avuto la netta consapevolezza di cosa stava per accadere. In questi ultimissimi giorni, dopo settimane di sgomento, “una persona covid-19 positiva contagia meno di una persona. Possiamo provare a programmare il futuro? Beh, “dobbiamo continuare a rispettare le regole” ci viene detto: la strada è ancora lunga. Oggi, si contano 95262 persone positive al virus, 17669 persone decedute, 26491 persone guarite. Ma dietro a queste cifre ci sono uomini, persone, storie affetti, non è statistica! È vita, è umanità! Quanti stanno lottando nei reparti di terapia intensiva, quanti stanno piangendo i loro cari, che strazio non averli potuti salutare, che dolore amaro, morire senza nessun conforto.

Allora penso di non dovere affatto avere fretta a tornare alle nostre vite, anche se lo desidero con grande ardore. Espressioni come “distanziamento sociale” sembrano muri invalicabili che si vorrebbero scavalcare, al più presto, ma bisogna pazientare per il bene di tutti. Intanto è passato più di un mese e siamo giunti alla Santa Pasqua di Resurrezione, che quest’anno è ammantata di tanta malinconia. “Natale con i tuoi e Pasqua assolutamente con i tuoi”, si dovrebbe ribattezzare il detto, perché mai come adesso tutti vorremmo stare con i nostri amati cari. Saranno festività “strane” ma non dovranno essere affatto tristi anzi… Mai come quest’anno la Pasqua deve incarnare il significato di pace, serenità, armonia e amore. Queste lunghe giornate ci hanno fatto guardare dentro, ci hanno dato l’opportunità di scoprire le cose in modo diverso, di vedere non più in modo superficiale o peggio con la frenesia che ci caratterizzava.

Tutti a casa. Obbligati in modo assoluto, abbiamo potuto, nostro malgrado, vivere le ore che si restituivano a noi nella loro interezza, abbiamo condiviso, riso, pianto e sofferto con i nostri figli, per i quali non si ha mai abbastanza tempo… sempre di corsa in una società sempre più urlata.

Dall’inizio dell’epidemia, prima che diventasse vera e propria pandemia, sui social è girato e continua a girare di tutto… ma qualche messaggio significativo l’ho trovato, che mi ha tenuto compagnia, che ho condiviso con allegria. Mi sono rattristata a vedere video in cui si deride la scuola e l’opera dei docenti… Premesso che in questo momento ( e non solo in questo momento) medici e infermieri stanno facendo letteralmente miracoli, che anche tanti lavoratori sono degni di nota e di grande ammirazione: dagli impiegati dei supermercati, agli autotrasportatori, ai militari tutti… protezione civile… mi sembra veramente meschino mettere alla berlina gli insegnanti e il mondo della scuola…

Fatta questa premessa, da insegnante quale sono, mi sento di dire che i docenti da subito si sono attrezzati per far fronte alla nuova situazione così incerta e palesemente catastrofica. Lo scenario culturale ha illuminato i paesaggi dell’educazione: dalla tradizionale rete di sorgenti di informazione-comunicazione (giornali, radio, tv,…) se n’è aggiunta un’altra, fatta di tecnologie informatiche e comunicazione computerizzata, dotata di una poderosa forza cognitiva per via della pervasività e incisività dei suoi linguaggi.

In questo scenario apocalittico da “the day AFTER” mi chiedo quali dovranno o dovrebbero essere i compiti culturali della scuola, in questo momento così difficile. Nelle stagioni in cui il “mercato non tira” il comportamento di politica economica prevalente è quello delle riconversioni tecnologiche degli strumenti di produzione e dell’intensa mobilità della forza/lavoro all’interno dei settori produttivi. È questo meccanismo che in periodi di malessere socio-economico fa sì che la scuola esponga la bandiera dell’educazione intellettuale: perché “funzionale” a comportamenti professionali. Io so che la “ scuola” di casa nostra ha raccolto la sfida di un’ alternativa pedagogica e si è saputa prontamente riadattare con sorprendente velocità.

Parlo soprattutto della categoria degli insegnanti, troppo spesso ingiustamente vilipesa. Così sempre, dalla sera alla mattina, si è attivata la didattica a distanza. Si è constatato quanto sia importante la scuola! Ora che sta mancando a tutti così tanto. È diventata una scuola aperta fuori, la scuola al tempo del coronavirus: chiamata in prima linea a osservare, raccogliere, utilizzare i segni/linguaggi di quel prezioso alfabetiere lessicale e multiblocco logico che è l’ambiente di vita del discente.

La scuola “attaccata”, sempre e comunque, adesso dimostra la sua fondamentale importanza e il senso di passione e abnegazione del corpo docente appare visibile a tutti.

Senza inutili retoriche e considerazioni fuori luogo o piaggerie melense e stucchevoli, vorrei augurare Buona Pasqua a tutti i docenti che con la solita e innata passione hanno garantito ai nostri spaesati alunni quel continuum didattico a cui i ragazzi anelavano, si sono attivate classi virtuali, piattaforme e mille attività, che certamente non possono sostituire il rapporto che si instaura in presenza, ma che in questo momento tanto tetro, si sta rivelando aggancio prezioso, sta permettendo a tutti di aggrapparsi a delle certezze, visto che la vita ora è una vita in bilico e traballante.

Il mio augurio speciale di rinascita, va ai miei alunni e a tutti gli alunni, perché possano crescere e uscire da questo triste periodo fortificati nell’animo, nella mente e possano insegnare a noi adulti il vero cammino; il mio augurio va a tutti gli allievi del mondo, perché siano sempre messi nelle condizioni di potersi orientare e scoprire da soli il mutevole, sfaccettato, complesso mondo culturale ( e non solo!) che sarà chiamato a partecipare e a governare da cittadino consapevole e responsabile, domani, in un mondo finalmente libero dal coronavirus.

Tag: ColleferroCronacaEmergenza CoronavirusGisa Messinariceviamo e pubblichiamoSegni

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