Guerra Ucraina, carenza cibi e rincari, dall'olio di girasole al grano: cosa succede | Sky TG24

2022-10-16 01:57:43 By : Ms. Lorna Lee

Lo stop alle esportazioni dai Paesi dell'Est Europa di prodotti largamente utilizzati nel settore alimentare rischia di avere effetti a catena su tutta la filiera. Rischi che aumentano con il caro benzina, contro cui scioperano pescherecci e autotrasportatori

Beni alimentari che potrebbero mancare, prezzi alle stelle per quelli che si continueranno a trovare. È allarme per le conseguenze che il conflitto tra Russia e Ucraina sta portando con sé, anche nel settore del cibo. Unendo la carenza di materie prime fondamentali per l’industria alimentare e il rincaro energetico, la preoccupazione che salti la catena di approvvigionamento italiana e che gli scaffali dei supermercati rimangano vuoti cresce sempre di più

I primi 15 giorni di conflitto tra Russia e Ucraina, e la crisi energetica già in corso che la guerra ha peggiorato, hanno messo sotto scacco l’agroalimentare italiano. Il mercato rischia di finire al palo, tra il blocco delle forniture cerealicole e di olio di girasole

Entro la fine del mese, avverte Assitol (Associazione italiana dell’industria olearia), le scorte di olio estratto dai semi di girasole potrebbero arrivare a zero. La questione non è irrilevante. Molti prodotti sono processati con olio di semi di girasole: conserve, biscotti, salse, condimenti, sughi, fritture, in alcuni casi anche pasta

Il 60% della produzione mondiale di olio di girasole viene da Russia e Ucraina. Coldiretti stima che, su 570 milioni di euro di prodotti importati da Kiev in Italia lo scorso, 260 sono stati spesi per olio di girasole. La chiusura di porti ucraini come quelli di Odessa e Mariupol per via della guerra ha adesso troncato gli scambi tra Russia e Ucraina e i Paesi europei

Ci sono poi i cereali - come mais e grano – che rischiano di non arrivare più in territorio italiano. Per fare un esempio, il 20% delle importazioni di grano dell’Unione europea, Italia compresa, arriva dall’Ucraina. Adesso il governo di Kiev ha deciso di vietarne l'export

Insieme al grano, anche segale, miglio, zucchero, sale e carne non potranno più uscire dall’Ucraina fino alla fine del 2022, come riportano vari media internazionali – tra cui Reuters e il Time - che citano documenti governativi di Kiev. Due i risultati più immediati: l’aumento dei prezzi delle scorte disponibili, e poi il loro esaurimento, a meno che non si trovino in tempo utile nuovi Paesi capaci di esportare quantità considerevoli degli stessi beni. È al lavoro per questo il governo italiano

I rischi, fa notare Alleanza Coop, si potrebbero ripercuotere anche su altri prodotti. “Siamo nelle settimane cruciali per la programmazione della coltura del pomodoro da industria e il rischio è che molti produttori possano scegliere di puntare su altri prodotti come mais, sorgo, girasole e soia, che andranno seminati a breve e che erano, fino a oggi, oggetto di importanti flussi in ingresso da Russia, Ucraina e Ungheria”. Anche Mosca e Budapest hanno iniziato a razionare l’export di questi prodotti

“Tali coltivazioni – prosegue Alleanza Coop - potranno da ora in poi risultare particolarmente interessanti per gli alti prezzi raggiunti. Il rischio di un radicale cambiamento nelle scelte produttive è reale”

Ma grano e simili sono anche alla base dell’alimentazione per gli animali da allevamento: mucche, maiali, polli. Dalla Toscana arriva l’allarme di Coldiretti, che avverte: “L'esplosione dei costi e la crisi delle forniture di mangimi dall'estero sta costringendo gli allevatori toscani ad iniziare a razionare l'alimentazione. Negli allevamenti bovini, per esempio, si sostituirà la farina con il fieno perché il mais inizia a scarseggiare e ha toccato prezzi folli. Siamo di fronte al rischio concreto di non riuscire a garantire l’alimentazione del bestiame"

Il quadro preoccupa famiglie italiane e operatori commerciali. Coop Firenze parla di “diversi episodi di accaparramento” che si sono verificati nei suoi punti vendita, così ha deciso di imporre “un limite all'acquisto di 4 pezzi per carta socio per olio di semi di girasole, farina e zucchero, prodotti di largo consumo quotidiano", pur sottolineando che “al momento non emerge alcun rischio relativo alla mancanza di prodotti" nei suoi supermercati 

Episodi di nervosismo si sono verificati in tutta Italia. Il quotidiano locale La Tribuna di Treviso fa sapere che in vari punti vendita della città inizia già a mancare l’olio di girasole. In Sardegna alcuni supermercati sono stati svuotati dai cittadini, in seguito alla diffusione di un audio WhatsApp in cui un autotrasportatore parlava delle possibili conseguenze dello sciopero che il settore avrebbe pensato di organizzare per almeno 15 giorni. Tra queste, la carenza di scorte di cibo

La vicenda inserisce nel quadro un altro pericolo che minaccia la catena di rifornimenti alimentari. Se anche in Sardegna, come a Firenze, le catene di supermercati parlano di una situazione sotto controllo, è anche vero che a partire da lunedì 14 diverse associazioni a tutela degli autotrasportatori hanno in programma di scioperare contro il vertiginoso aumento dei carburanti, che negli scorsi giorni hanno superato i 2 euro al litro, sia per gasolio che per benzina

Con gli autotrasportatori che interrompono il servizio, è più difficile per i prodotti raggiungere gli scaffali dei punti di vendita: l’85% delle merci in Italia viaggia su strada grazie ai camion, ricorda Coldiretti. Non solo: il caro carburanti influisce anche a monte dell’industria agroalimentare. Coldiretti ricorda come nel sistema produttivo agricolo i consumi diretti di energia includono il gasolio per il funzionamento dei trattori, per il riscaldamento delle serre e per il trasporto

Il comparto alimentare, sottolinea Coldiretti, richiede poi “ingenti quantità di energia, soprattutto calore ed energia elettrica, per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale, funzionamento delle macchine e climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro''. Anche l'energia elettrica sta attraversando forti rincari

Tutto questo, riporta Coldiretti, si è già tradotto in un aumento dell’8,6% dei prezzi di produzione dell'industria alimentare sul mercato interno in Italia. Rincaro che si tradurrà inevitabilmente in un aumento dei prezzi al dettaglio

Da giorni sono poi fermi anche i pescherecci nelle marine di diverse località italiane. Anche i pescatori stanno infatti protestando contro l’aumento dei prezzi dei carburanti e, nonostante dal governo dovrebbero a breve arrivare 20 milioni di indennizzi, iniziano a circolare gli allarmi sul caro prezzi e sulla carenza anche di pesce fresco sul territorio italiano

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