Il design italiano al museo Omero di Ancona - Tiscali Cultura

2021-12-31 12:29:07 By : Mr. Shawn Chou

Anna G e A. Mendini di Alessandro Mendini per Alessi (a sinistra) . Fonte Museo Tattile Statale Omero  

Caffettiera 9091, 1979 di Richard Sapper per Alessi (a destra) . Fonte Museo Tattile Statale Omero  

Mezzadro, 1957 di Achille e Pier Giacomo Castiglioni per Zanotta. Fonte Museo Tattile Statale Omero  (a sinistra)

Moka, 1956 di Renato Bialetti per Bialetti. Fonte Museo Tattile Statale Omero (a destra)

TS502 Radio cubo, 1964 di Richard Sapper e Marco Zanuso per Brionvega. Fonte Museo Tattile Statale Omero  

Falkland, 1964, di Bruno Munari per Danese (a sinistra) . Fonte Museo Tattile Statale Omero  

Sella, 1957 di Achille e Pier Giacomo Castiglioni per Zanotta (a destra) . Fonte Museo Tattile Statale Omero  

Sacco, 1968, di Gatti, Teodoro, Paolini per Zanotta (a sinistra) . Fonte Museo Tattile Statale Omero  

Spin, Guzzini (a destra) . Fonte Museo Tattile Statale Omero  

Grillo, 1967 di Richard Sapper e Marco Zanuso per Siemens. Fonte Museo Tattile Statale Omero  

Audrey Hepburn e Gregory Peck in "Vacanze romane" 

Collezione Design - Braille Valentine. Foto Museo Tattile Statale Omero  

Fabio Fornasari, curatore della sezione design del Museo Tattile Statale Omero di Ancona

Collezione Design - Radio Cubo. Foto Museo Tattile Statale Omero  

Collezione Design - Plia & Louis Ghost. Foto Museo Tattile Statale Omero  

Collezione Design - Anna G, Puppy, H-Horse. Foto Museo Tattile Statale Omero  

Collezione Design - Eclisse e Algol. Foto Museo Tattile Statale Omero  

Interno del Museo Tattile Statale Omero di Ancona. Foto Stefano Miliani

Interno del Museo Tattile Statale Omero di Ancona. Foto Stefano Miliani

Chi non ha gustato un caffè fatto con la mitica Moka Bialetti dal buffo ometto disegnato su uno degli otto lati? Un oggetto geniale e di una bellezza limpida ed efficace: ha più di 60 anni ed è imbattibile. Oppure avete mai aperto una bottiglia con il sorriso stampato in viso usando il simpaticissimo cavatappi di Alessandro Mendini a forma di figura femminile? O magari vi sarà capitato di ascoltare musica o parole alla radio attraverso il comodo Cubo ideato da Richard Sapper e Marco Zanuso per Brionvega nel 1964 o di viaggiare su una Vespa figlia di quella disegnata nel 1946 da Corradino D’Ascanio per la Piaggio.

Discettiamo qui di oggetti che hanno rappresentato al meglio il design italiano, l’esercizio della fantasia alla portata della vita quotidiana, perché si sono guadagnati uno spazio molto speciale: una sezione tutta per loro al Museo Tattile Statale Omero di Ancona. Concepito per ipo vedenti e non vedenti, ovvero i ciechi, dove tutti possono toccare i modelli dei principali monumenti e sculture della penisola, dalla Lupa capitolina al David di Michelangelo, l’istituto nella Mole Vanvitelliana e il Comune con notevole intelligenza hanno spalancato una finestra sul design nostrano: per le cure di Fabio Fornasari il museo raccoglie 32 iconici oggetti (più altri pezzi annessi) che hanno vinto o sono stati menzionati dal Compasso d’oro, premio serio e di levatura internazionale sul design industriale. Dal divano Bocca Marylin alla macchina da scrivere, sotto queste volte incontriamo pezzi iconici che ci invitano a essere toccati, non soltanto a essere visti. Forse sarà utile chiarirlo: il museo è un luogo dalla luminosità avvolgente che chiunque può esplorare e apprezzare, anche chi ha la vista perfetta.

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Il curatore Fabio Fornasari: “Il design è bellezza”

Architetto, museologo, direttore artistico del Museo Tolomeo di Bologna, alla domanda sul perché aprire una finestra sul design all’istituto dedicato a chi non vede Fornasari risponde: “Anche il design è bellezza. Il presidente Aldo Grassini e Daniela Bottegoni si sono domandati: si può riconoscere se il bello è tangibile al tatto? La risposta è affermativa: indaghiamo oggetti belli nella dimensione estetica e nella tattilità. Il Compasso d’oro significa che è stata premiata non solo la loro bellezza esteriore quanto l’intera costruzione del prodotto, la relazione tra industrial design, impresa e lavoro. Sono oggetti capostipite di una famiglia: la televisione Brionvega e la lampada Eclisse sono i primi di tante imitazioni”.

Questi pezzi raccontano tante storie e in fondo un principio democratico: l’oggetto dotato di bellezza deve essere disponibile per ogni ceto sociale, non solo per aristocratici o benestante. Non sarà un caso se Fornasari a Tiscali Cultura dice: “Risentono di quella modernità che ha prodotto materiali e modi di intendere l’abitare nuovi. Non c’è solo l’appartamento borghese del dopoguerra con il salotto buono: la casa si apre al tempo libero, a un nuovo uso dello spazio, l’orbita si allarga”.

Tra Valentine e Audrey Hepburn 

La disposizione è per temi: viaggiare, abitare, cucinare, lavorare, giocare. Dalla efficientissima macchina da scrivere portatile “Valentine” della Olivetti progettata da Ettore Sottsass e Perry A. King nel 1968 alla Vespa Piaggio omaggiata da tanto cinema a cominciare dalle “Vacanze romane” con Gregory Peck e Audrey Hepburn. Di cosa parliamo quindi? Parliamo di compagni di vita dalle forme semplici, nitide, funzionali, frutto di un’Italia che sperimentava molto. Già. Oggi quello spirito di sperimentazione vive ancora? “Il design italiano ha un sapere che lavora dall’artigianato. Oggi è diverso ma, con modalità diverse, quello spirito c’è”, risponde Fornasari.

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Un luogo unico nel suo genere

Un luogo simile è unico in Italia? “A Milano abbiamo il Museo del Compasso d’oro e quello della Triennale. Ad Ancona siamo gli unici a interrogare gli oggetti con queste modalità, con la tattilità”, prosegue Fornasari. Trentadue i pezzi, “variazioni” le definisce il museologo, su banconi curvilinei sotto le volte a mattone che restituiscono un’atmosfera calda, quasi come essere a casa. Le curve e i colori morbidi addolciscono la visita. “Abbiamo anche oggetti parenti dei 32 selezionati arrivando a oltre 50. Per esempio con la Minerva pop usata per i 45 giri negli anni ’60 abbiamo anche il porta 45 giri della Cartel”. Il numero 32 non è casuale: “È un numero fortunato nella cultura musicale, pensiamo alle variazioni Goldberg di Bach”.

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Accompagnano il percorso suoni del sound designer Paolo Ferrario e la voce di Chiara Alessi, docente di design al Politecnico di Milano. Chi ha disabilità visive può seguire il percorso in autonomia usando un sistema di audioguida speciale, con auricolari e braccialetti che emanano vibrazioni ideato dalla Cpu I-Teach.

Dal cortile interno nella settecentesca Mole vanvitelliana a pianta pentagonale nel porto di Ancona si arriva all’ala sul design dall’ingresso Mandracchio, separata da quella del museo Omero, e il biglietto costa 5 euro. La sezione è permanente, scaturisce da una donazione dell’Associazione per il Museo Tattile Statale Omero ed è dedicata all’ex-direttore Roberto Farroni.

Terra sacra, arte alla Mole di Ancona  1 /6 Pietro Masturzo, Senza titolo Iran/Palestina, 2009-2014. Alla mostra “Terra sacra” alla Mole Vanvitelliana di Ancona Silvia Camporesi, Atlas Italiae. Alla mostra “Terra sacra” alla Mole Vanvitelliana di Ancona Titina Maselli, Autostrada, 1961, particolare. Galleria Massimo Minini. Alla mostra “Terra sacra” alla Mole Vanvitelliana di Ancona (a sinistra) Zoran Music, Noi non siamo gli ultimi, 1972, particolare. Alla mostra “Terra sacra” alla Mole Vanvitelliana di Ancona (a destra)   Gina Pane, Pierres déplacées, 1968, 8 fotografie a colori (particolare dell’installazione) G. Colombo. Alla mostra “Terra sacra” alla Mole Vanvitelliana di Ancona Leonardo Cremonini, Donne addormentate al sole, 1954-55. Collezione privata. Alla mostra “Terra sacra” alla Mole Vanvitelliana di Ancona Mole Vanvitelliana. © Comune di Ancona   Previous

Pietro Masturzo, Senza titolo Iran/Palestina, 2009-2014. Alla mostra “Terra sacra” alla Mole Vanvitelliana di Ancona

Silvia Camporesi, Atlas Italiae. Alla mostra “Terra sacra” alla Mole Vanvitelliana di Ancona

Titina Maselli, Autostrada, 1961, particolare. Galleria Massimo Minini. Alla mostra “Terra sacra” alla Mole Vanvitelliana di Ancona (a sinistra)

Zoran Music, Noi non siamo gli ultimi, 1972, particolare. Alla mostra “Terra sacra” alla Mole Vanvitelliana di Ancona (a destra)

Gina Pane, Pierres déplacées, 1968, 8 fotografie a colori (particolare dell’installazione) G. Colombo. Alla mostra “Terra sacra” alla Mole Vanvitelliana di Ancona

Leonardo Cremonini, Donne addormentate al sole, 1954-55. Collezione privata. Alla mostra “Terra sacra” alla Mole Vanvitelliana di Ancona

Mole Vanvitelliana. © Comune di Ancona

Paesaggi interiori ed esteriori nella Terra sacra alla Mole

Se il design al museo Omero implica un benefico prendersi cura della vita di tutti, vale segnalare una mostra in corso fino all’8 maggio sempre nella Mole anconetana che suggerisce un prendersi cura di noi, del nostro “paesaggio interiore” e di quello “esteriore” come suggerisce un suo capitolo risollevandoci dalle macerie del terremoto 2016 e, non ultimo, dagli effetti della pandemia del Covid: la rassegna ha iltitolo evocativo di “Terra sacra”, il curatore è Flavio Arensi, raccoglie dipinti, sculture, video, disegni, foto, video, fumetti più un piccolo gruppo di opere d’arte impacchettate perché salvate dal sisma del Centro Italia di cinque anni fa e custodite nel deposito ad Ancona della Soprintendenza Belle Arti, Paesaggio e Archeologia delle Marche. Circa 120 opere di una quarantina di artisti da Gina Pane a Quayola, da Titina Maselli a Leonardo Cremonini, da Gregorio Botta a Flavio Favelli, da Salvo a Zerocalcare, “riflettono sul rapporto tra natura e uomo”, dicono gli organizzatori. Un rapporto su cui è quanto mai urgente riflettere.

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