Ortopedia e sostenibilità ambientale: attenzione ad anestetici e monouso

2022-10-16 02:13:09 By : Mr. Allen Bao

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Da Londra il tentativo di azzerare le emissioni entro il 2045. Aaos: «gli ospedali rappresentano un terzo dell’impatto ambientale del settore e sono i principali responsabili dell’acidificazione, dello smog e del rilascio di tossine nell’aria»

Il sistema sanitario (e la chirurgia in particolare) è uno degli ultimi settori ad affrontare e cercare di limitare il proprio impatto ambientale. Nel Regno Unito, dove è stata lanciata una campagna per la sostenibilità del sistema sanitario nazionale, si è calcolato che le emissioni di carbonio prodotte dall’ambito sanitario rappresentano il 4-5% del totale; non sembra moltissimo, eppure è equivalente alle emissioni annue complessive della Croazia. L’assunzione di responsabilità ha portato i britannici, in piena emergenza Covid19, a formulare un obiettivo ambizioso: l’azzeramento delle emissioni nette entro il 2045, tra poco più di vent’anni (1). Così il Royal College of Surgeons of England ha cercato di guidare questo percorso formando il gruppo “Sustainability in surgery”, che si propone di declinare la sostenibilità delle attività chirurgiche sotto tre aspetti: ambientale, finanziaria e sociale. Inoltre la pandemia stessa ha evidenziato la dipendenza dalla plastica monouso e dalla relativa impronta di carbonio, con migliaia di tonnellate equivalenti di anidride carbonica generate all’anno associate alla distribuzione di dispositivi di protezione individuale per l’uso dei servizi sanitari e sociali. Sull’altra sponda dell’Atlantico, l’American academy of orthopedic surgeons (Aaos) riferisce che «l’impronta di carbonio del settore sanitario statunitense contribuisce all’8% dei gas serra totali della nazione. Gli ospedali rappresentano un terzo dell’impatto ambientale del settore e sono i principali responsabili dell’acidificazione, dello smog, del rilascio di tossine nell’aria e dell’ecotossicità. È stato dimostrato che la domanda di energia e la scelta dell’anestetico contribuiscono all’88% dell’impronta di carbonio delle sale operatorie; impronta che mediamente è risultata essere compresa tra 146 kg e 232 kg di CO2 equivalente per intervento» (3).

Il contributo dell’ortopedia Alla fine del 2020 una revisione sistematica di otto studi ha valutato l’impronta di carbonio degli interventi chirurgici, rilevando che la principale fonte di emissioni di gas serra è il consumo di elettricità per la manutenzione della sala operatoria, gli articoli monouso e i gas anestetici (4). «Questo – afferma Gareth Chan della University Hospitals Sussex NHS Foundation Trust, in Inghilterra – delinea una particolare sfida per i chirurghi ortopedici data la manutenzione delle sale operatorie a flusso laminare in combinazione con l’uso di grandi volumi di articoli monouso, in particolare camici, cappucci, teli chirurgici, insieme ad articoli come miscelatori di cemento osseo, sistemi di lavaggio pulsato e dispositivi elettrochirurgici» (5). Negli Stati Uniti, è sempre la Aaos (3) a fornire cifre preziose per analizzare il fenomeno e porta l’esempio del Cooper University Hospital, un centro traumatologico del New Jersey che nel 2020 ha completato circa 4.800 interventi chirurgici ortopedici: «le sole procedure di chirurgia ortopedica hanno contribuito con oltre 909 tonnellate di CO2e. Questa quantità equivale a più di 386.000 litri di benzina o alla guida di 196 auto per un anno». Un più recente articolo, sempre pubblicato sul giornale dell’Aaos, ha stimato che un singolo intervento di artroplastica totale di ginocchio produce all’incirca 14 kg di rifiuti, metà de quali ad alto rischio biologico e che richiedono un trattamento ad alta intensità energetica per essere smaltiti in sicurezza (6).

Anestetici, rifiuti e vassoi chirurgici Come si diceva, l’anestetico scelto è una fonte significativa di emissioni di gas serra, poiché alcuni anestetici alogenati contribuiscono al riscaldamento globale 2.000 volte più di un’analoga quantità di anidride carbonica. L’anestesia regionale e i blocchi nervosi neuroassiali e periferici, spesso utilizzati per le procedure ortopediche, hanno un impatto significativamente inferiore sulla produzione di gas serra. Poiché si prevede che il numero di procedure ortopediche continuerà ad aumentare, uno spostamento verso anestetici più rispettosi dell’ambiente potrebbe portare a significativi benefici ambientali. È poi rilevante la quantità di rifiuti prodotti durante le procedure ortopediche. L’attività chirurgica genera fino al 70% dei rifiuti totali di un ospedale, molti dei quali associati a un elevato carico di carbonio, determinato a monte dalle emissioni dovute all’estrazione delle materie prime, e successivamente nella produzione, nella distribuzione e nello smaltimento dei rifiuti (7). Uno studio risalente al 2013 aveva stimato che un’artroplastica totale dell’anca produceva 12 kg di rifiuti, di cui 5,8 riciclabili (8), mentre per un’artroplastica di ginocchio, come detto, si sale a quasi 14 kg (6). Secondo la Aaos «questo risultato rappresenta un’area in cui è possibile migliorare significativamente, con vantaggi sia economici che ambientali. Un corretto riciclaggio dei rifiuti generati dalle sole procedure di artroplastica potrebbe ridurre l’impronta di carbonio del 75%, l’equivalente di milioni di chilogrammi di rifiuti». Un’altra area in cui i chirurghi ortopedici potrebbero migliorare la loro impronta di carbonio è attraverso l’ottimizzazione dei vassoi chirurgici e il riciclaggio di alcuni strumenti, come i fissatori esterni. L’American association of hand surgery ha avviato un progetto volto a ridurre i costi e gli sprechi chirurgici senza compromettere la cura e la sicurezza del paziente: è già stata implementata in vari ospedali, riducendo di quasi un’ora il tempo di turnover tra i casi e contemporaneamente il numero di vassoi, producendo risparmi di migliaia di dollari (9). Questa iniziativa rappresenta un eccellente esempio dell’intraprendenza dei chirurghi ortopedici nel semplificare le procedure chirurgiche e ridurre l’impatto ambientale senza compromettere la cura del paziente.

Renato Torlaschi Giornalista Tabloid di Ortopedia

Bibliografia: 1.NHS England (2020). Delivering a “Net Zero” National Health Service. www.england.nhs.uk/greenernhs/wp-content/uploads/sites/51/2020/10/delivering-a-net-zero-national-health-service.pdf. 2.Royal College of Surgeons of England (2021). Sustainability in Surgery Strategy. www.rcseng.ac.uk/about-the-rcs/about-our-mission/sustainability-in-surgery. 3.Shahi A, Kellish AL, Tornsberg H, Miller L. What Is Orthopaedic Surgery’s Environmental Impact? 24 mar 2021, sito della American Academy of Orthopaedic Surgeons. 4.Rizan C, Steinbach I, Nicholson R, Lillywhite R, Reed M, Bhutta MF. The Carbon Footprint of Surgical Operations: A Systematic Review. Ann Surg. 2020;272(6):986-995. 5.Chan G, Sinclair L, Rizan C, et al. Sustainable orthopaedic surgery. An oxymoron? 18 nov 2021, British Orthopaedic Research. www.boa.ac.uk 6. Engler Ian D, Curley Andrew J, Fu Freddie H, Bilec Melissa M. Environmental sustainability in orthopaedic surgery. Journal of the American Academy of Orthopaedic Surgeons. 2022;30(11):504-511. 7.Stall NM, Kagoma YK, Bondy JN, Naudie D. Surgical waste audit of 5 total knee arthroplasties. Can J Surg. 2013;56(2):97-102. 8.Southorn T, Norrish AR, Gardner K, Baxandall R. Reducing the carbon footprint of the operating theatre: a multicentre quality improvement report. J Perioper Pract. 2013;23(6):144-146. 9.Van Demark RE Jr, Smith VJS, Fiegen A. Lean and Green Hand Surgery. J Hand Surg Am. 2018;43(2):179-181.

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